Allevamento a Stecco, Artificiale a Mano, Svezzamento Pappagalli

Pappagallo da Imbecco
Pappagallo da Imbecco

Per quanto concerne l’allevamento a mano, esistono diverse linee di pensiero e metodologie, tutte più o meno valide a seconda dei punti di vista e dello scopo prefisso. Tuttavia l’allevamento a mano dei pullus di pappagalli è un’operazione molto delicata, sia dal punto di vista fisiologico che dal punto di vista psicologico, quest’ultimo particolarmente importante poiché le ripercussioni non sono immediatamente riscontrabili. L’argomento affrontato in questo articolo è dunque molto delicato e tocca non solo aspetti morali, etologici ed etici, ma anche e soprattutto, interessi economici nel commercio dei pappagalli. Si tiene a precisare, che l’articolo non è il frutto del pensiero e dell’opinione di un solo autore, bensì una raccolta di testimonianze e studi, anche sul campo, di scienziati quali zoologi, veterinari, biologi, comportamentalisti ecc. i quali, viste le alternative possibili e praticabili, sono giunti alla conclusione che l’allevamento a mano non è giustificato ne giustificabile, salvo casi eccezionali.
Con la pubblicazione di quanto segue, si vuole pertanto dar voce a questa linea di pensiero, lasciando all’ animale Uomo, quale unico rappresentante in possesso di questa peculiarità, il libero arbitrio.

Personalmente sono critico sull’allevamento a mano se non in casi particolari (salvaguardia). Questo mezzo spesso non giustifica l’umano, che usa questa pratica, solo alfine di garantire un approcio facile e diretto tra pappagallo e umano.
Quindi meramente una soluzione egoistica dettata dall’umano perché desidera dal proprio animale “affetto”, quest’ultimo senza tenere in considerazione le vere necessità dell’animale .
Oggigiorno ancora troppo pochi sono gli allevatori che veramente si dedicano alla corretta crescita di animali così complessi e che tengono conto durante la loro crescita, delle necessità reali.
Un pappagallo giovane può crescere tra i suoi consimili e genitori, ma anche essere ben integrato con l’umano.
Ma è una pratica complessa e lunga, che non porta immediamente il ritorno economico all’allevatore!!
Ma com’è veramente il pappagallo? : IL PAPPAGALLO E IL SUO MONDO
Amiamo davvero i pappagalli ? Siamo disposti a prendere rischi e sacrifici per imparare NOI a convivere con animali ancora oggi complessi, ed accettarli con le loro condizioni, senza pretese ?
A questo motivo per meglio capire a cosa mi riferisco, vorrei leggeste con attenzione gli articoli sottocitati…se ne avete la voglia e pazienza…


“ALLEVAMENTO A MANO” – Un’ osservazione critica

Copyright by: Volker e Susanne Munkes, 2002

Solamente sulla rivista “Pappagalli” (edizione 7/2002), nell’allegato piccoli annunci, vengono offerti 39 pappagalli esplicitamente dichiarati “allevati a mano”: Amazzoni 16, Ara 4, Cacatua 6, Cenerini 13).
Sfogliando le rubriche relative, di quotidiani e settimanali, è facile constatare che:

a) viene offerto un gran numero di cosiddetti “allevati a mano” (in parte con l’attributo commerciale di “domestico” o “superdomestico”);
b) allo stesso tempo, un numero non inferiore di pappagalli viene ceduto dai proprietari (spesso per motivi di circostanza);

In non pochi casi di cessione, si viene a conoscenza che il soggetto era stato acquistato come “domestico allevato a mano”, ma che con il sopraggiungere della maturità sessuale si è dimostrato ingestibile.

CHE COSA SI INTENDE PER “ALLEVAMENTO A MANO” ?

L’allevamento dei nidiacei non viene lasciato ai genitori naturali. Se non proprio, come molto spesso utilizzata, con la pratica di togliere le uova e farle schiudere in apposite incubatrici, i nidiacei vengono tolti dal nido o subito dopo la schiusa delle uova, oppure poco più tardi. Questi, sistemati in “camere calde”, vengono alimentati dall’Uomo tramite sonde, siringhe, cucchiai o altri strumenti alternativi.

QUALE E’ LO SCOPO DELL’ “ALLEVAMENTO A MANO”?

I nidiacei o giovani uccelli devono venire “fissati” sull’Uomo (quale futuro proprietario/acquirente e “partner interattivo”) durante la fase sensibile di “impregnazione” e “socializzazione”. L’acquirente deve poter ottenere un volatile che rispecchi il suo desiderio di avere un amico in casa, docile affettuoso e malleabile.
Questo è un desiderio molto conservativo e tradizionale che (dal punto di vista umano) è comprensibile ed attuabile, ma anche molto condizionato dalla necessità di ottemperare ed armonizzare le esigenze specifiche delle Specie. E’ molto spesso dovuto alla romantica nostalgia di avere “un pezzo di natura in soggiorno”, di una vita armoniosa tra l’Uomo ed animale. Sono i quadri dell’ amazzone domestica sulle spalle di un indios. E’ un quadro della natura come noi la vogliamo. Ma, “la natura come noi la vogliamo, è molto diversa dalla natura come è veramente” (Wuketits, F.M. 2002: L’autodistruzione della natura – evoluzione e distruzione della vita, S.37, Dt.Taschenbuch-Verlag).
Non senza motivo annota W.Lantermann, in relazione all’allevamento a mano: “questa forma di allevamento dei pappagalli, induce i proprietari a consolidare nella loro mente, un quadro completamente sbagliato dei pappagalli stessi”. (Lanternmann, W. 1999 – Scienza dei Pappagalli, S.312, Parey Buchverlag Berlin).

Non viene naturalmente messo in discussione che, nella detenzione in cattività privata, l’ottenimento di un certo grado di familiarità con il pappagallo, non solo è un vantaggio ma una necessità. Per ottenere ciò, comunque, non è necessario l’allevamento a mano.

PERCHE’ VENGONO SEMPRE PIU’ ACQUISTATI, ANCHE DA PRIVATI, GIOVANI VOLATILI NON ANCORA SVEZZATI, PER POTERLI POI CONTINUARE AD ALLEVARE A MANO?

Ultimamente viene notato un Trend, da parte di acquirenti privati, ad acquistare presso allevatori o commercianti, pullus non ancora svezzati, per poi (per così dire successivamente) allevarli loro stessi a mano. Attraverso questa pratica deve (e può) venire stabilito un diretto (forte) rapporto con il proprietario.
Non può non essere considerato, che a fianco di questa intenzione mirata (non solamente questo è il caso di legame tra animale ed Uomo) anche la spinta innata dell’Uomo ad occuparsi di creature che mostrano “aspetti infantili”, gioca un ruolo non indifferente. Su questo tema Konrad Lorenz (cita nel: Le forme innate di possibili esperienze 1943) : “Noi tutti reagiamo verso i cuccioli di animali allo stesso modo in cui reagiamo verso i nostri bambini, con una ben definita gamma di caratteristiche, con sentimenti e impulsi, che sottostanno alla nostra attitudine e reazione impulsiva a curare ed occuparci dei nostri conspecifici. Esseri viventi, che mostrano questa combinazione di caratteristiche, vengono classificati come “dolci” e “carini”.
Questa caratteristica innata in ogni Specie (pertanto anche nell’Uomo) di occuparsi della prole, potrebbe persino venire considerata quale “pubblicità genetica programmata pro allevamento a mano” e spinge, non poco, la scelta verso questo tipo di allevamento.
In maniera drasticamente disarmante ha reagito una segretaria di redazione di un giornale, al cospetto di una foto riproducente un cucciolo di animale: “Mi spara il latte nel petto” (cita nel: Baumann, P., Fink O. (1979): Quanto sono amanti degli animali i tedeschi?, Fischer-Tagebuch-Verlag).
Poiché l’innato meccanismo, scatenante l’impulso di curare cuccioli, reagisce ad incentivi molto semplici, esiste (anche per l’Uomo) la possibilità che questo comportamento si inneschi anche al cospetto di figure estranee alla fattispecie. La disponibilità ad agire o la motivazione verso l’allevamento a mano, aumenta a causa del succitato meccanismo.
L’agire, non segue necessariamente il volere, perché vi è un’attività inconscia in cui, un atto intenzionale, che potremmo chiamare “volere”, non è presente sulla coscienza. (Gadamer, H.G., Vogler P. (1971): Nuova antropologia, Antropologia Biologica, S.39 Thieme, Stuttgart). Ma poiché l’Uomo possiede il correttivo dell’auto-riflessione, l’utilizzo dello “schema infantile”, nella forma di “decisione” inconscia” pro allevamento a mano, non è inevitabilmente determinata. La disponibilità su tutte le informazioni (pro e contro) ci permette comunque (al contrario degli animali) la “libertà d’azione”.

Questo breve viaggio nell’ Antropologia Biologica era inevitabile per chiarire, almeno in parte, gli aspetti poco considerati sulla motivazione (inconscia) umana, nella tematica “allevamento a mano”.

L’OBIETTIVO DELL’ALLEVAMENTO A MANO E’ ETICAMENTE GIUSTIFICABILE?

Senza entrare per il momento nel merito sulla generale possibilità di raggiungimento dell’obiettivo, rimane da stabilire se il successo che viene perseguito (arrivare ad avere un volatile “domestico”) , viene orientato principalmente dalle necessità umane. Generalizzando, si potrebbe parlare di motivazioni egoistiche. Poiché sia ai genitori-volatili che ai giovani-volatili, vengono negate (tolte) fasi di sviluppo naturali intrinseche, senza offrire alternative adeguate, con l’allevamento a mano si pratica un intervento irreversibile, che determinerà tutto lo sviluppo futuro del volatile.
L’allevamento a mano è pertanto (salvo casi di assoluta emergenza) eticamente non giustificabile.

GLI OBIETTIVI PROPAGATI DALL’ALLEVAMENTO A MANO SONO RAGGIUNGIBILI?

E’ innegabile che un volatile allevato a mano, viene inizialmente accolto con entusiasmo dall’acquirente/proprietario, perché non dimostra alcun tipo di timidezza verso di lui. Il volatile accetterà il proprietario quale “partner” e si renderà disponibile per tutta una serie di interazioni.
L’obiettivo di ottenere un volatile “domestico” e senza problemi è dunque possibile? Per il periodo sino al raggiungimento della maturità sessuale (secondo le specie da 2 a 6 anni) è senza dubbio possibile. Ma, al più tardi, con il raggiungimento di questo periodo, si verificano “disarmonie” tra l’Uomo ed il pappagallo, che spesso sfociano in atteggiamenti sempre più aggressivi del volatile.
Sono frequenti ipertrofie nel comportamento sessuale (minacce, tentativi di copulazione, beccate ed attacchi in volo) nei confronti del “sostituto partner”.
Risultato: gli obiettivi propagati, nella stragrande maggioranza, possono essere raggiunti solo per un periodo limitato.

PERCHE’ GLI OBIETTIVI PROPAGATI SONO, NELL’ALLEVAMENTO A MANO, RAGGIUNGIBILI SOLO PER UN PERIODO LIMITATO?

Per poter rispondere a questa domanda è necessario un approfondimento sui meccanismi dell’ “impregnazione” e della “socializzazione”. Per un giovane volatile, le fasi di impregnazione più sensibili sono quella del nido e quella successiva del periodo giovanile. I processi di apprendimento della cosìdetta impregnazione, non sono reversibili (dunque non cancellabili) e rimangono fissati per sempre. Così ancorati che, ad esempio, il contatto continuo con il genitore durante il periodo di cova naturale, sarà determinante per l’impregnazione sessuale verso soggetti della stessa specie.
Se, come nell’allevamento a mano, c’è a disposizione quale “genitore” solamente l’Uomo, seguirà un impregnazione sessuale verso la specie dissimile umana. Anche quando più tardi, un volatile allevato a mano, viene accoppiato ad un soggetto della stessa specie (nota: l’allevamento a mano in coppia dovrebbe essere almeno reso obbligatorio), non cambierà nulla sul “fissaggio” verso l’Uomo quale partner sessuale (con tutti gli aspetti negativi che ne conseguiranno).
Il fenomeno dell’impregnazione sessuale (sexual imprinting) è conosciuto da lungo tempo e dovrebbe, solo per questo, far desistere l’allevatore responsabile dal praticare l’allevamento a mano.
Comunque, non solo l’impregnazione sessuale, ma soprattutto l’impregnazione verso individui della stessa specie, è un fattore essenziale per una funzionale vita sociale nello stormo.
Al fine di evidenziare nuovamente l’enorme importanza dell’impregnazione nelle succitate relazioni, raccogliamo qui di seguito le caratteristiche essenziali dell’impregnazione:

• Una ristretta e circoscritta fase sensibile dello sviluppo, durante la quale si apprende;
• Quanto appreso non è correggibile;
• Quanto appreso è strettamente circoscritto;
• Il periodo di impregnazione e quello di utilizzo di quanto appreso, non devono necessariamente corrispondere;

Nell’allevamento a mano, attraverso un esperimento di “metodica privazione di esperienza” (se consapevolmente o meno non necessita spiegazioni in questo contesto), ai pullus ed ai giovani volatili viene tolta la possibilità di apprendere esperienze dai conspecifici durante la fase di ontogenesi. In poche parole, la realizzazione dei sensi nei pullus è, nei primi giorni, limitata al “tatto”. Sentono il rivestimento del nido, che in alcune specie viene completato con piumino, sentono il contatto di pelle con gli altri compagni di nido. Sentono il calore della madre, sentono il contatto del becco che stimola l’apertura del loro.
Seppur con tanta fatica e mezzi tecnici adeguati (camere calde con lampade di calore) l’Uomo potrà simulare solo insufficientemente queste prerogative.

Quando più tardi subentreranno i sensi della vista e dell’udito, la problematica dell’allevamento a mano raggiungerà un’ulteriore dimensione. I precedenti versi spontanei e non orientati dei pulli per ricevere cibo, vengono ora stimolati attraverso contatti dei becchi (tatto) e versi dei genitori (udito).
In alcune specie (come ad esempio le amazzoni) vengono persino emessi versi calmanti e tranquillizzanti. Questo repertorio di suoni e versi intraspecifico, che sta in un contesto biologico funzionale, nell’allevamento a mano viene a mancare quale potenziale d’apprendimento. Le prerogative del rapporto con i genitori, viene chiarito da Wanker nell’esempio sui Forpus (Wanker R., Crzuz Bernate L., Franck D. 1996 : “Sotialization of spectacled parrotlets Forpus conspicillatus” – “The role of parents, creches and sibling groups in nature, J. Ornithol. 137: 447-461).

Qualsiasi differenza delle condizioni (lezioni di apprendimento) nelle quali crescono due individui geneticamente uguali, porta inevitabilmente ad una differenza nelle caratteristiche sostanziali (talvolta necessarie al mantenimento della specie).
Quale documento fondamentale, concernente possibili conseguenze dell’allevamento a mano, può essere citato, tra l’altro, lo studio di H.J. Preiss e D.Franck, che descrive i gravi disturbi sociali di Roseicollis allevati a mano (Preiss, H.J., Franck D. 1974 : Sviluppo comportamentale isolato di Roseicollis allevato a mano (Agapornis Roseicollis), Z. Psicologia Animale 34:459-463).
Il fallimento dell’accoppiamento di una calopsitte allevata a mano con conspecifici non allevati a mano, viene descritto da Myers (Myers, S.A., J.R. Millam, T.E. Roudybush & C.R. Grau 1988: Reproductive success of hand-reared vs. parent-reared Cockatiels. Auk 115, S. 536-542).
Smith, documenta generalizzando, i problemi notati nei pappagalli allevati a mano ed anomalie nello sviluppo (Smith, G.A. 1985: problems encountered in hand-rearing parrots. In : Cage and Aviary Bird Medicine Seminar, Australien Veterinary Poultry Association pp 71-77)
Ralf Sistermann (Istituto di Biologia II / Cattedra per Zoologia e Psicologia Animale/ RWTH Aachen) indica, nel suo studio “Indagine sull’impregnazione sessuale di grandi pappagalli allevati a mano”, tra l’altro utilizzando i dati forniti da 43 allevatori, come sopraggiungano anomalie di comportamento, in genitori-volatili, che sfociano principalmente nella mancata somministrazione di cibo ai loro pulli. L’errata impregnazione potrebbe essere talmente grave, da rendere impossibile la riproduzione dei soggetti interessati.

Non dovrebbe passare inosservato, che i comportamenti evidenziati, rispettivamente la mancanza di peculiarità tipiche (se si segue l’opinione di R.Jordan) sono meno pronunciati nell’allevamento in comunità di “compagni di nido” (Jordan R. 1994).
Comunque, anche in questa variante dell’allevamento a mano, viene a mancare il contatto dei pullus/giovani-volatili, con i genitori o, questo contatto, avviene solamente per un periodo relativamente breve. Anche questo metodo è pertanto da considerare solamente quale male minore, poiché nella regola non esiste una necessità obbligatoria per la pratica dell’allevamento a mano.

Volatili allevati a mano, a causa dell’ errata impregnazione, spesso non sono più in grado di accoppiarsi con consimili. Detenere una coppia e farla riprodurre e’ raro e difficoltoso.
Con il raggiungimento della maturità sessuale, molto spesso insorgono comportamenti poco influenzabili. La gamma di comportamenti anomali và dall’autodeplumazione fino all’iperaggressività.
Gylstorff e Grimm indicano quali conseguenze di possibili disfunzioni nei pappagalli allevati a mano: comportamento sessuale anormale, prolungato comportamento infantile, autodeplumazione, uccisione della prole (Gylstorff I. & Grimm F. 1987 : Malattie dei volatili – Ulmer Verlag, Stuttgart).

QUALI EFFETTI HANNO SUI GENITORI L’ALLONTANAMENTO DEI PULLUS?

Quando vengono rimosse le uova dal nido (per incubazione artificiale) oppure vengono tolti i pullus per essere direttamente allevati a mano, in molti casi si rinnova nei genitori lo stimolo di covare. Si verifica pertanto un’ulteriore (non previsto nel normale ciclo) stimolo alla cova. Questo può portare in determinati casi (dipende dalla costituzione fisica dei genitori) ad un indebolimento fisico.
Si potrebbe a questo punto obiettare, che anche in natura libera avvengono casi di covate multiple con breve lasso di tempo. Ma è da considerare che in natura libera le covate multiple sono dettate da esigenze di mantenimento della specie, mentre in cattività queste esigenze non esistono.
Si suppone comunque (ma questo, per il momento non è supportato da studi specifici), che anche gli esemplari liberi in natura, soffrono a causa di covate multiple, indebolimento fisico.

La rimozione delle uova o l’allontanamento dei pullus, comporta senza dubbio nei genitori una situazione di stress, con relative (e nel frattempo conosciute) disfunzioni ormonali. In un altro contesto, Eva Millesi dell’Istituto Zoologico dell’Università di Vienna (Reparto Etologia), ha documentato l’influenza, in situazioni di stress, sugli ormoni sessuali (sui cenerini). Si sono dunque evidenziate, in “armoniose” condizioni (legame di coppia, stretti contatti sociali) nella secrezione di testosterone ed estrogeni, secondo E. Millesi, “sorprendenti similitudini”. Citazione: Poiché questi valori rispecchiano attività interne similari, si ottengono indicazioni sullo sforzo dello stress in un soggetto. Poiché la determinazione del valore ormonale, è stata eseguita da E.Millesi attraverso analisi fecale (pertanto non invasiva), sarebbe opportuno effettuare la stessa procedura su volatili i cui pullus sono stati prelevati per essere allevati a mano. I risultati non dovrebbero discordare.

Nello Studio di E.Millesi, la reazione successiva all’allontanamento del “partner” e conseguente isolamento del cenerino, ha portato ad un aumento immediato dei valori di corticosterone. E.Millesi ritiene che, con questa situazione sociale, vengano influenzati anche fattori immunologici.
In volatili isolati, per esempio, si sono evidenziati una più alta percentuale di batteri patogeni (stimolatori di malattie) nelle feci. (pubblicazione di E.Millesi in “Science goes public”, Università di Vienna 27.08.2001).

PERCHE’ AUMENTA COMUNQUE IL NUMERO DEGLI ALLEVATI A MANO?

Il desiderio di molti potenziali acquirenti di ricevere un volatile “super-domestico”, genera, a causa della mancanza di un’adeguata informazione in merito agli aspetti negativi dell’allevamento a mano, un mercato interessante sotto l’aspetto economico. Soggetti allevati a mano vengono, , offerti a prezzi decisamente superiori di quelli che non lo sono, con la scusa dell’alto investimento e delle migliori caratteristiche (“domestico”, super-domestico”). Alcuni allevatori aumentano ulteriormente il loro fatturato (utile) , praticando la rimozione delle uova o l’allontanamento dei pullus e costringendo i genitori a covate multiple. In questo modo, vengono “prodotte” uova e quindi giovani volatili, in numero decisamente superiore a quello del ciclo biologico naturale. La richiesta in costante aumento di volatili “domestici”, ha come conseguenza una crescita continua dell’offerta. Conclusione: l’allevamento a mano è un affare vantaggioso. Generalmente i potenziali clienti vengono tenuti all’oscuro degli aspetti negativi di questa pratica. Un’onesta informazione verso un numero sempre maggiore di acquirenti, avrebbe un influsso negativo sul guadagno di questa conveniente attivita’.

L’ALLEVAMENTO A MANO POTREBBE INFLUENZARE LA RIDUZIONE DELL’IMPORTAZIONE DI VOLATILI SELVATICI E QUINDI SALVAGUARDARE LA “POPOLAZIONE AVIARIA” NEI PAESI DI ORIGINE?

Ogni nuova prole contribuisce solo superficialmente alla riduzione delle importazioni. Si deve comunque considerare, che i soggetti allevati a mano sono solo saltuariamente ed in modo condizionato in grado di riprodursi. Timothy Wright (Università del Maryland) e Catherine Toft (Università della California) hanno raccolto, per la prima volta, nell’ambito di uno Studio, dati degli ultimi 22 anni (in totale 23 studi sul campo) sulle cove dei pappagalli tipici dell’America Centrale e del Sudamerica. Mediamente, un nido su tre viene depredato. Il 70 % dei giovani volatili viene catturato dai bracconieri (risultato di 4 studi sul campo). Gli autori hanno constatato gravi conseguenze sulla popolazione aviaria a causa del commercio di pappagalli. Inoltre, a causa della perdita di spazio vitale, viene minacciata l’esistenza di diverse specie.

Cosa ha a che fare tutto ciò con il tema “allevamento a mano”? A causa della succitata situazione potrebbe diventare necessario, in tempi prevedibili, proteggere in cattività allo stato selvatico, specie minacciate a causa del bracconaggio, prima della fine totale (esempio: Ara di Spix). Dovesse però continuare questo trend all’allevamento a mano, non resterebbero alla fine (quasi) a disposizione, soggetti atti ad essere reinseriti.
Gregor Klaus, scrive nel “Nuovo giornale di Zurigo” (21.11.2001) nel riassunto in relazione allo Studio di Wright e Toft: “Fino ad ora, quasi tutti i progetti di reinserimento in natura di pappagalli di cattura, devono combattere contro un’infinità di problemi. “Non c’e’ da meravigliarsi, a questo ci porta l’allevamento a mano con la sua impregnazione verso l’Uomo. Solo pochi di questi animali disadattati sapranno cavarsela nella natura selvaggia”.

Similarmente, questa problematica viene valutata dal “Wildlife Preservation Trust International”. Citazione:”Purtroppo i volatili allevati a mano, sono molto meno adatti ad essere reinseriti, che quelli allevati dai genitori”.

Harsfield riporta enormi difficoltà con “Pappagalli del Capo” allevati a mano (Poicephalus robustus) nel quadro di un progetto di conservazione (Harsfield, W. 2001) : Captive Breeding of the Cape Parrot, Amazona Parrot Breeding facility, KwaZulu-Natal).
Tutte le succitate problematiche, derivano principalmente da disturbi comportamentali dovuti all’allevamento a mano, nel senso di Juppien. Citazione: “Un disturbo comportamentale, si rivela sempre quando l’animale interessato soffre e/o non è più attuabile l’inserimento nella natura selvaggia”. (Juppien, A. 1996: Disturbi comportamentali nei pappagalli di grossa taglia, Vet.-med. Diss. Università di Giessen).

COME E’ POSSIBILE OTTENERE LA NECESSARIA “FAMILIARITA’” CON UN VOLATILE, SENZA DOVER RICORRERE ALL’ALLEVAMENTO A MANO?

I pappagalli sono animali estremamente sviluppati, con una vasta e complessa gamma di fattori comportamentali. Chi si interessa seriamente sulla detenzione di un pappagallo e non segue un impulso, come purtroppo spesso accade, dovrebbe in primo luogo valutare quale specie e’ in grado di detenere, tenendo conto delle caratteristiche peculiari delle rispettive specie (comportamento, gabbia, clima, tempo disponibile).
Un’approfondita e preventiva informazione è assolutamente indispensabile. Se la decisione cade su giovani volatili, l’interessato non potrà naturalmente aspettarsi di ricevere un volatile “finito”. All’inizio deve essere disposto ad investire empatia e pazienza, al fine di ottenere un rapporto comune e giustapposto. Questo “sforzo” verrà premiato perché il volatile non subirà una costrizione nel venire addomesticato ma, per così dire, si fiderà dell’Uomo per propria scelta; questo, con il tempo, andrà anche a tutto vantaggio dei sentimenti e soddisfazioni del proprietario.

Contrariamente all’opinione diffusa (anche questa per motivi commerciali), che solamente gli allevati a mano diventeranno “domestici”, lo stesso risultato si ottiene con quelli covati e cresciuti naturalmente e curati con responsabilità. Si tiene a precisare, che i cosidetti “covati e cresciuti naturalmente”, che si trovano in cattività, non sono da ritenersi propriamente dei “selvaggi” a causa dell’impossibilità a riprodurre in cattività (gabbie, voliere, spazi ecc.) l’ambiente naturale. Sarebbe più opportuno parlare di tali volatili quali “covati e cresciuti con orientamento naturale”.
Se lo scopo rimane quello di ottenere volatili psichicamente e fisicamente stabili, adatti a vivere in appartamento, che mantengano tutte le caratteristiche proprie della specie, anche per questi “volatili con orientamento naturale” è necessario notevole impiego di tempo e cura. L’ “arte” sta, da una parte, nel mantenere a livello minimo gli interventi strettamente necessari (la pulizia e somministrazione di cibo deve avvenire con le dovute precauzioni e nei momenti in cui i volatili si mostrano tranquilli e rilassati), dall’altra, prima con l’abituare i pullus alla voce umana e poi i giovani volatili alla vista degli umani; il tutto senza causare “disturbo” ai genitori che, a seconda della Specie, possono essere molto sensibili ed aggressivi. L’opinione comune che l’impegno per “volatili con orientamento naturale” sia relativo, potrebbe essere vero per quegli allevatori che si limitano alla pulizia ed alla somministrazione di cibo. Non vale certamente per gli allevatori responsabili, che si sono posti i traguardi succitati. Gli allevatori responsabili sono assolutamente in grado di fornire agli interessati soggetti svezzati. Rimane comunque nelle mani dei futuri proprietari, la possibilità di incrementare il rapporto di fiducia con i loro giovani volatili.

LA “MERCE ANIMALE” – L’AFFARE CON L’ALLEVAMENTO A MANO

Oggi, i pappagalli allevati a mano, sono generalmente una volta e mezzo più costosi di quelli ad “orientamento naturale” e il doppio se non il triplo di quelli importati (di cattura) della medesima Specie. “ L’allevamento a mano, anche considerandone l’investimento, diventa un affare estremamente lucrativo nell’ambito del commercio del Pet.” (Lantermann W. 1998: Disturbi comportamentali dei pappagalli, causa – diagnosi – terapia, Ferdinand Enke Verlag, Stuttgart).

Quanto sia grande l’interesse verso l’allevamento a mano, si rileva, nel frattempo, dal numero di riviste specializzate vendute, dove vengono dedicate solo poche righe agli aspetti negativi di questa pratica (al massimo un breve capitolo).
L’editore del libro di recente pubblicazione, pubblicizzato quale “Opera-Standard in lingua tedesca sul tema allevamento a mano” dal titolo “Allevamento a mano dei pappagalli” (Wagner R.K. 2001 – Verlag Michael Biedenbaender) dichiara che solo dopo pochi mesi, a causa della grande richiesta, hanno dovuto pubblicare una nuova edizione.
In quest’ Opera-Standard, solamente 6 di 123 pagine sono state dedicate ai “pro” e “contra” nell’allevamento a mano.
Il libro viene, tra l’altro, pubblicizzato con le seguenti parole: “Una grave lacuna, nel mondo del libro, è stata finalmente colmata. Il biologo Matthias Reinschmidt descrive ampiamente nel suo libro, tutti gi aspetti dell’ incubazione artificiale e dell’allevamento a mano”.

L’allevamento a mano, che in origine era una pratica saltuaria, nel frattempo è divenuta pratica standard per diversi allevatori. L’intervento sullo svolgimento naturale dello sviluppo, viene visto ed accettato come pratica normale. La scelta e l’implementazione di questa pratica, non viene supportata da criteri ed indicazioni mediche o etiche, bensì da interessi economici. Per far fronte alla grande richiesta di volatili addomesticati e quindi con l’intento di aumentarne la “produzione” diminuendo le perdite, molti allevatori si avvalgono di equipaggiamenti ad alta tecnologia. Alcuni impianti di allevamento in Germania, sono, sia per dimensione che per l’offerta di volatili ed equipaggiamento, paragonabili alle grandi fattorie-allevamento americane (USA). Avvalendosi delle possibilità date dal W.W.W. , questi allevatori presentano le loro strutture come marchio di professionalità.
Il seguente, è un tipico esempio di strategia commerciale sulle pagine pubblicitarie di un allevamento tedesco di pappagalli: “Forniamo pappagalli di molte Specie tutto l’anno. Sia a partire dall’uovo che a partire dalla quinta settimana. I soggetti sono tutti allevati a mano e superdomestici per qualsiasi persona. Li potrete manipolare immediatamente alla consegna e una parte di loro è parlante. Su richiesta, ci accolliamo l’impegno di allevare per voi a mano a partire dall’uovo.”

Lo stesso allevatore annuncia, senza darne troppa rilevanza che, “su richiesta” vengono forniti anche pappagalli “selvatici”. Sembra comunque poco probabile che, dopo gli annunci “superlativi” sugli allevati a mano, qualche acquirente spenda anche un solo pensiero sulla possibilità di acquistarne uno “selvatico”.
Il calcolo commercio-promozionale, che fa leva sui sentimenti dell’acquirente, funziona quasi sempre. Si adatta perfettamente al contesto la frase del Dott. Wolf Herre, zoologo di Kiel : “La conoscenza dell’Uomo sul comportamento degli animali e non impulsi sentimentali, sono alla base della cura degli animali”.
Sono purtroppo pochi gli allevatori che offrendo i loro volatili dichiarano: “Al fine di evitare anomalie comportamentali, il mio più grande impegno è di rinunciare completamente ad allevare a mano e lasciare che i giovani volatili vengano allevati da genitori della stessa Specie. Anche per questo, da me, tutti gli animali rimangono con i loro genitori sino a completo svezzamento. Per questo, dal mio punto di vista, viene garantita la continuità di comportamento tipica delle Specie appreso dai genitori (nella misura in cui si puo’ parlare nella detenzione in voliera).

“IL VERO ED UNICO TUTORE DEI PAPPAGALLI, CHI E’ ?”

di: Manuel Angel Jimenez

Negli ultimi due o tre anni, è abituale leggere (in Spagna, n.d.r.) nei forum, la parola “tutelare” o “pappagalli tutori”.

Quindi noi ci domandiamo: di che cosa si tratta? A cosa serve? E’ veramente necessario?

Quando domandiamo al nostro allevatore, la sua risposta solitamente è “allevo pappagalli da tutta una vita e non ho mai avuto bisogno di questo, si tratta di “mode” di questi nuovi allevatori…”
Bene, non entrerò nel dibattito nè criticherò qualcuno che non la pensa come me. Cercherò solamente di rispondere ad alcune delle domande che frequentemente mi vengono poste.

Cosa sono i pappagalli tutori ( o educatori, n.d.r.)?

Sono pappagalli adulti o semiadulti, di origine selvatica o nati in cattività, allevati a mano o allevati dai genitori, ma tutti devono avere in comune certe qualità, tra le quali:
devono accettare la convivenza con pappagalli giovani, devono sapersi mettere in relazione con altri pappagalli, devono avere comportamenti “naturali”, non è pericoloso per esempio che un tutore dica alcune parole (questo non sarebbe naturale), ma invece è pericoloso quando un tutore manifesti comportamenti stereotipati, vizi (o picaggio), quando urlasse (senza ragione) e, per riassumere, conta in negativo quando abbia appreso “cose” che non avrebbe dovuto apprendere.
Da qui si capisce che non un qualsiasi pappagallo, solo per il fatto di essere adulto o essere indipendente, è idoneo per crescere i giovani, ossia per fare il tutore. Avere dei pappagalli tutori “atti” richiede tempo per l’osservazione previa. E’ indispensabile sapere quale respingere e perché.

A cosa serve un pappagallo-tutore?

L’uso del pappagallo-tutore riguarda la necessità che il pullo apprenda comportamenti che noi come umani, non possiamo insegnargli.


Per esempio:
apprendere a relazionarsi e comunicare con un altro pappagallo. Questo ci faciliterà il giorno in cui gli cercheremo un compagno e che non divenga un’odissea il tenere dei pappagalli assieme. Aiuta anche il pullo ad identificarsi come pappagallo, ad apprendere a trarre profitto del pasto che gli offriamo (come prenderlo, come pelarlo, come mangiarlo…), ad apprendere che questa novità tanto “rara” che è nella ciotola è anch’essa del cibo.
Apprendere “norme”, come il semplice fatto di aspettare il proprio turno durante il pasto, nonostante sembri una sciocchezza, il tutore sta insegnando “modalità” a quel pullo che altrimenti, in casa, sarebbe abituato ad essere il primo in tutto, e parlando in un linguaggio del corpo “di casa”, sarebbe un bimbo “maleducato o viziato”.

Apprendere a curare e mantenere correttamente il suo piumaggio. La maggioranza dei pulli per istinto finiscono per apprenderlo da soli, ma ho veduto anche casi di pappagalli che “non sanno” come sistemarsi il proprio piumaggio.

E’ necessario tutto questo?

Bene, credo che questa domanda si risponda da sola a questo punto. Senza dubbio e come già è stato provato in altri Paesi dove è più abituale ricorrere a questa pratica, questi piccoli tutelati-educati da tutori cospecifici  solgono essere più stabili, psicologicamente parlando. La mia personale opinione è che utilizzare questa tecnica nell’allevamento serve perchè il piccolo apprenda a identificarsi come pappagallo, apprenda a comportarsi come un pappagallo e abbia ben minori possibilità di soffrire di dubbi d’identità nel futuro.

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